I Disordini Temporo Mandibolari
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I Disordini Temporo Mandibolari


La prima visita per la valutazione dei Disordini Temporo Mandibolari (DTM)

Lo specialista dei disordini temporo mandibolari (nome oggi più corretto per indicare il vecchio Gnatologo), avendo a che fare con condizioni muscolo-scheletriche, deve applicare i principi della medicina ortopedica, cioè gli stessi principi degli ortopedici che trattano pazienti che hanno dolore ad esempio al ginocchio o alla spalla.

Durante la prima visita, insieme al paziente, si compila un questionario per apprendere la sua storia clinica: se ha dolore, che tipo di dolore, quando è insorto e se tale dolore è modificato od amplificato durante movimenti particolari; se sono presenti rumori o difficoltà ad aprire la bocca.

Eseguiamo poi la visita, consistente nella valutazione delle funzioni, la palpazione dei muscoli masticatori e la valutazione dell’articolazione temporo mandibolare valutandone movimenti e rumori.

Spesso alcuni pazienti pensano che per svolgere una valutazione del loro stato muscolare al fine di trarne le conclusioni, o per trovare la giusta posizione condilare (concetto ormai desueto), sia necessario eseguire una elettromiografia (tens) o una kinesiografia.

Lo dirò semplicemente, così come lo dice la più accreditata letteratura scientifica: tutto ciò che finisce in “grafia" non serve per eseguire una giusta diagnosi ed inoltre rischiamo di esporre il nostro paziente ad indagini inutili e costose.

La più accreditata evidenza scientifica ha ormai dimostrato che l’analisi di un elettromiografo, la valutazione di come un paziente appoggia i piedi su una pedana o un tracciato condilografico, non sono in grado di fare capire se abbiamo di fronte un paziente vero oppure una persona senza nessuna patologia temporo mandibolare e quindi muscolarmente ben compensata.

Il giusto iter diagnostico consiste nel replicare l’atteggiamento degli ortopedici e dei reumatologici prescrivendo, ma solo dove necessario, lo studio del liquido sinoviale, una risonanza magnetica e un test per presenza di patologie autoimmunitarie.

Non meno importante, durante la visita, diventa la valutazione degli aspetti psicologici e sociali; poiché il sistema stomatognatico composto da muscoli, ossa della faccia e denti è l’apparato del nostro organismo su cui si scarica maggiormente lo stress quotidiano.

Spesso basta impostare una terapia per ridurre il sovraccarico ed il serramento occlusale poiché, a tutti sarà capitato di avere il mal di schiena per una settimana o di sentire dei click al ginocchio ma nessuno di noi si è sottoposto per questo ad interventi chirurgici ortopedici.

La normalità delle condizioni muscolo-scheletriche del nostro organismo inoltre di solito evolvono benignamente nel tempo per cui, dopo la nostra diagnosi, i trattamenti che metteremo in campo saranno conservativi cioè reversibili.

Se dalla visita, mi rendo conto che ho davanti un paziente bruxista, sarà fondamentale indagare se questo paziente presenta Apnee ostruttive del sonno poiché le evidenze scientifiche hanno mostrato come il 20-30% dei pazienti bruxisti presenti anche delle OSAS.

Le terapie conservative e reversibili oggi sono costituite dall’esecuzione di esercizio di fisioterapia della muscolatura periorale, dalla “Behavioral theory” che è costituita da tutte quelle pratiche che mirano ad educare il paziente a non serrare la bocca durante il giorno ed a rimuovere tutte quelle abitudini sbagliate che potrebbero sovraccaricare la struttura muscolo scheletrica.

Nei casi più gravi di artrosi si potrà intervenire eseguendo un’artrocentesi.

Se poi il paziente è a rischio di OSAS, sarà fondamentale prescrivere una poligrafia per verificare la presenza o meno della patologie e valutare di che livello.



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